Dott. Cristian Speziale

Tecnico ortopedico
Specializzato in Bio-Meccanica

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Che cos’è il piede piatto?

Con la dicitura “piede piatto” identifichiamo un particolare dismorfismo del piede dove l’arco plantare risulta, appunto, appiattito. Da questo appiattimento della volta plantare deriva anche una inclinazione verso l’interno del retropiede, quella che viene definita valgo-pronazione del calcagno.

Dal punto di vista morfologico ciò che accade è che le ossa della zona plantare del piede invece di mantenere una fisiologica forma ad arco, si abbassano fino ad una posizione parallela al terreno, variando i rapporti anatomici presenti in questa zona. 

Nonostante tendiamo a preoccuparci della presenza di questo dismorfismo fin dalla più tenera età, è utile sapere che circa l’80% dei bambini presentano piedi piatti alla nascita. Questa condizione è del tutto normale in questa fase di vita e tende a mantenersi fino ai 3 anni d’età, ovvero fino a quando il bambino non inizia ad aumentare il suo tempo di camminata eretta.

Nella maggioranza dei casi il piede piatto rientra autonomamente durante la crescita, per poi scomparire definitivamente verso i 10-12 anni. Tuttavia, in alcune persone questa alterazione continua a persistere anche dopo l’adolescenza e permane fino all’età adulta.

Sono questi i casi in cui insorgono sintomi correlati al piede piatto, tra cui rientrano dolori ed infiammazioni che possono diventare gravi al punto da limitare l’attività quotidiana.

Quali sono le cause del piede piatto?

Come abbiamo spiegato nel precedente paragrafo, il piede piatto è una alterazione abbastanza tipica nell’età infantile. Questa diffusione così elevata è dovuta principalmente al fatto che i bambini non sviluppano immediatamente l’arco plantare, ma esso si forma durante i primi anni di vita.

Se questo dismorfismo continua ad essere presente anche dopo la prima adolescenza, allora siamo in presenza di un’alterazione patologica. 

Le cause alla base dell’insorgenza del piede piatto possono essere fatte rientrare in due categorie:

  • cause congenite
  • cause adattive.

Nella prima categoria rientrano tutti quei casi in cui il manifestarsi dell’alterazione è dovuto a fattori ereditari. La maggioranza dei genitori che hanno il piede piatto, infatti, tende a trasmettere questa condizione anche ai figli.

Tuttavia, questo dismorfismo può anche insorgere in seguito al manifestarsi di elementi che vanno a modificare la morfologia del piede. Rientrano in questa seconda categoria di cause i traumi o i danni a carico delle ossa del piede o patologie che vanno a colpire le articolazioni, come l’artrite reumatoide

Inoltre, bisogna considerare che vi sono anche dei fattori di rischio, i quali possono aumentare le probabilità di presentare un piede piatto o peggiorare la situazione preesistente. Tra questi possiamo elencare:

  • uno stato di sovrappeso o obesità;
  • l’invecchiamento;
  • uno stato di gravidanza;
  • la presenza di alcune malattie come il diabete o l’ipertensione;
  • il mantenimento di atteggiamenti posturali errati.

Quali sono i sintomi del piede piatto?

Di per sé il piede piatto non presenta dei sintomi diretti, escludendo la caratteristica scomparsa della curva plantare. Proprio per questa ragione si ha la tendenza a sottovalutare questo disturbo.

Però, se riflettiamo sull’importanza che ha una corretta distribuzione del peso sulle piante dei nostri piedi e quanto il piede stesso influenzi la nostra postura, possiamo facilmente comprendere che la presenza di un piede piatto può causare diverse problematiche, specie se non si agisce per compensare gli squilibri posturali che saranno sicuramente insorti.

Se il piede piatto è presente sin dall’infanzia e non è mai stato correttamente trattato, vedremo le conseguenze in età adulta e queste tenderanno a peggiorare con il passare degli anni. Tra queste rientrano:

  • la comparsa di calli, che si strutturano a difesa del piede (come accade per la metatarsalgia);
  • dolore al piede, specialmente nella zona del tallone o nella zona dall’arco plantare;
  • gonfiore ai piedi;
  • infiammazioni, dolore o gonfiore alle articolazioni superiori (come caviglia, ginocchia ed anca) proprio a causa dell’alterazione presente nella postura; 
  • dolore alle gambe o alla schiena;
  • alterazione nella percezione dell’equilibrio.

Inoltre, il piede piatto può rappresentare un fattore di rischio nello sviluppo di infiammazioni tendinee nel piede, come l’infiammazione al tendine d’Achille o la fascite plantare.

Prevenire o curare? Come trattare il piede piatto

Siamo soliti dire “prevenire è meglio che curare” e questo è particolarmente vero nel caso del piede piatto congenito.

Andare ad agire in età infantile, infatti, consente di evitare che si sviluppino disturbi debilitanti in età adulta.

Studiare la postura del bambino presso uno specialista, permette di individuare preventivamente il problema e trattarlo facilmente in una fase iniziale.

Gli interventi per il piede piatto nel bambino includono principalmente sessioni di esercizi per rafforzare i muscoli del piede e l’utilizzo di plantari su misura che supportano un corretto appoggio del piede.

Fa parte della prevenzione anche il controllo del proprio peso corporeo, in modo da evitare che la pianta del piede sia sottoposta ad uno stress maggiore.

Se l’esordio del piede piatto avviene in età adulta o se non si è agito in maniera corretta in precedenza, si passerà a dei trattamenti conservativi, che non risolvono definitivamente il problema, ma vanno a sostenere il piede in modo che l’alterazione non peggiori ed evitando che appaiano infiammazioni e dolori.

Uno dei trattamenti conservativi principali è l’utilizzo di plantari che costringono l’arco del piede in una posizione fisiologica, permettendo allo scarico del peso di distribuirsi in maniera corretta. Tuttavia, poiché la morfologia del piede di ogni persona è differente, i plantari risultano effettivamente efficaci solo se vengono modellati sul caso specifico.

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